Di Nicolás Núñez, LC
Il mondo, come la Chiesa, è continuamente in festa, basta guardare un calendario e constatare che i giorni passano tra una celebrazione e l’altra. Tutti abbiamo bisogno di fare festa, di celebrare. Festeggiamo compleanni, santi, anniversari, lauree, fine dei corsi. Festeggiamo i nostri successi e quelli degli altri. Lo spirituale e non tanto. C’è motivo di tanto “casino”? Certo! Alla fine, dietro ogni celebrazione, c’è il constatare una sfumatura nella nostra vita che la rende speciale, le dà senso: una persona, un’opera, un evento. Un tratto che rende speciale la vita che ciascuno di noi vive. E se celebriamo un “tratto”, come non celebrare il motivo della nostra esistenza?
Quel “motivo” è il “Primo Amore” che ci ha dato la vita. Forse una vita tra croci e ostacoli, probabilmente con le sue nuvole, ma che potrà sempre celebrare un Amico che ha dato la vita affinché fosse migliore. Ciò che la rende così speciale è che “Il Figlio di Dio mi amò e si consegnò per me” (Gal 2, 20). Come non celebrare ciò di più speciale: che Dio stesso ami la vita con tanta passione.
Si potrebbe pensare che sia una festa “extra” che già celebriamo ricordando la Passione di Cristo. Tuttavia questa è “la festa delle feste, perché il suo Cuore infuocato d’amore è colui che lo ha mosso a fare tutte queste cose” (San Giovanni Eudes). Celebramo un amore reale che muore d’amore per te e per me e lo dimostra. Celebriamo il “simbolo dell’amore con cui il divino Redentore ama continuamente l’eterno Padre e tutti gli uomini” (Pio XII, Haurietis aquas).
Decisi che è una festa da celebrare, non dimentichiamo che è una festa particolare, con le sue caratteristiche proprie: Gli invitati siamo tutti, poiché tutti siamo amati così da Dio. Per il “biglietto d’ingresso” basta portare “l’abito da festa”, “rivestirsi di misericordia” (Col 3, 12), cioè: “avere gli stessi sentimenti di Cristo” (Fil 2, 5) per gli altri. Partecipare attivamente a questa festa significa essere disposti a dare la vita per l’altro, sapendo che c’è un altro che dà la vita per me.
Prendendo parte a questa festa ci renderemo conto che celebrando l’Amore di Dio, ci celebriamo indirettamente tra di noi, che godiamo del suo amore. Infatti, condividendo i sentimenti di Cristo (il suo amore totale per l’altro), in un certo senso il “centro della festa” è ciascuno: tu, chi è accanto a te e l’altro. E la cosa migliore è che è una festa che non finisce, poiché il suo amore non cessa, per questo San Paolo scrive ai Filippesi “Rallegrate sempre nel Signore. Ve lo ripeto: rallegratevi!” (Fil 4, 4).