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Alza gli occhi (Lc 9,28-36)

Pubblicato il 17 Febbraio, 2016
Hora Eucarística

Vangelo: Luca 9,28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e salì sul monte per pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò aspetto e le sue vesti divennero di un bianco splendente. In quel momento apparvero parlando con lui due uomini. Erano Mosè ed Elia, che, splendenti di gloria, discutevano dell’esodo che Gesù stava per compiere a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni, sebbene fossero pieni di sonno, si mantennero svegli e videro la gloria di Gesù e i due che erano con lui. Quando questi si allontanavano, Pietro disse a Gesù: “Maestro, che bene siamo qui! Facciamo tre capanne: una per te, una per Mosè e una per Elia”. Pietro non sapeva quello che diceva. Mentre stava parlando, venne una nuvola e li coprì; e si spaventarono entrando nella nuvola. Dalla nuvola uscì una voce che diceva: “Questo è il mio Figlio eletto; ascoltatelo”. Mentre la voce risuonava, Gesù rimase solo. Essi rimasero in silenzio e non raccontarono a nessuno di allora nulla di ciò che avevano visto.

Frutto: Elevare lo sguardo oltre la sofferenza di ogni giorno e vedere la mano di Dio che tocca la mia vita, anche se in modo misterioso e incomprensibile.

Linee guida per la riflessione:
Il Vangelo ci racconta tre annunci espliciti della passione di Cristo. Il Maestro disse chiaramente ai suoi apostoli che doveva soffrire, essere crocifisso, morire e risorgere; e non lo disse una sola volta, ma tre. Tuttavia, i Dodici non ricordarono quest’ultimo finché non arrivò il momento della passione. Il passo evangelico della trasfigurazione ci ricorda ancora una volta che, anche se Cristo deve soffrire e morire in croce, rimane Dio, e per questo vincerà le catene della morte e risorgerà il terzo giorno.

1. Si avvicina la passione di Cristo
Ci stiamo avvicinando alla Settimana Santa, alla commemorazione della passione, morte e risurrezione di Cristo. Anche gli apostoli, in questo passo evangelico, si stanno avvicinando a questo momento. Sono passati due anni vivendo con il Signore. Salgono a Gerusalemme, probabilmente per celebrare la penultima Pasqua di Cristo durante la sua vita terrena, e hanno iniziato a sentire parole come croce, passione, dolore, disprezzo… Per la loro cultura ebraica, rifiutano istintivamente la croce. Non diceva forse l’Antico Testamento “Maledetto chi pende da un legno“, cioè, da una croce? Ma il Maestro è un ebreo particolare. Gi fin dai primi giorni, aveva attirato la loro attenzione il suo atteggiamento verso la legge di Mosè: la conosce perfettamente, non la disprezza, ma è venuto a insegnarci un modo nuovo di vivere. “Non sono venuto a abolire la legge, ma a perfezionarla“. “Avete ascoltato che si diceva… Ma io vi dico…“. Per come si vede, anche il suo atteggiamento verso la croce ha qualcosa di misterioso, è avvolto da un alone di mistero, come tante sue insegnanze. E questo si avvicina in modo inesorabile.

2. Ma Lui è Dio e Signore
Di fronte a questa prossimità della croce, di fronte all’imminenza della sua morte come maledizione, appesa a un legno, il Signore vuole rafforzare la fede dei suoi. Sceglie i tre apostoli principali e li porta su un monte alto, per trasfigurarsi davanti a loro. Come dovette essere quel momento? I dettagli descrittivi sono minimi, ma deve essere rimasto molto impresso nella memoria di questi tre privilegiati. Pietro, uno di loro, lo ricorderà alla fine della sua vita come uno dei fondamenti della sua esistenza. Possiamo immaginare un po’ la scena: Gesù inizia a pregare, e all’improvviso il suo volto cambia. Diventa splendente, con un bagliore senza uguali. Da lui emerge una grande luce, la luce della sua natura divina, che lascia intravedere qualcosa della sua grandezza. Allo stesso tempo, appaiono al suo fianco Mosè ed Elia, le due figure più grandi dell’Antico Testamento. I tre apostoli li riconoscono immediatamente. Pietro, l’unico capace di dire qualche parola di fronte a questo spettacolo di luce e grandezza, riassume la sua esperienza in un “Che bene siamo qui!“; Giovanni e Giacomo non erano capaci di articolare parola. Certamente, questo Messia è qualcosa di più, è davvero Dio, Figlio di Dio. Con la voce di Dio Padre termina la visione. Pietro, Giovanni e Giacomo non escono dal loro stupore, e deve venire il Signore a svegliarli.

3. Alza gli occhi
Quale lezione possiamo imparare da questo episodio? Credo che una delle principali insegnanze sia la seguente: alza gli occhi, guarda la montagna, il Tabor, e ricorda questa visione nei momenti difficili. La nostra vita, come quella di Cristo, e quella degli apostoli, avrà momenti di passione e morte, di sofferenza, di dolore. Possono essere situazioni personali, malattie nostre o dei cari, problemi di lavoro o un lunghissimo eccetera. Gesù ci insegna che in quei momenti, quando il nero fiume del dubbio minaccia di rompere il nostro argine di speranza, dobbiamo alzare lo sguardo e guardare la luce che sgorga da Gesù Cristo: quell’uomo crocifisso, disprezzato, umiliato, è Dio, è lo stesso che si trasfigurò sul monte Tabor. Quel “fallimento” agli occhi umani ha vinto la morte, e farà di tutto affinché anche noi viviamo per sempre, nella felicità e nell’unione eterna con Dio.

Propósito: Ricorderò i momenti in cui Dio mi ha dato qualche conforto, per rafforzare la mia fiducia incondizionata in Lui.

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